Reagire alla paura

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La PMI pretende più attenzione dopo il crollo delle “economie di carta”

Molte sono le voci che oggi si alzano dalle Associazioni di categoria, dalle imprese, dai consorzi per richiedere più attenzione e sostegno nell’affrontare una crisi recessionale annunciata o meglio la paura di affrontare questi difficili momenti economici.

Il richiamo più pressante è verso le banche che devono ritornare servire lo sviluppo dell'“economia reale” dopo la debacle dell’“economia di carta”.
Anche la fiscalità è sotto accusa per la scarsa attenzione ai temi di recessione continuando ad imporre gli automatismi degli studi di settore attraverso anche una burocrazia che ostacola lo sviluppo di un Welfare necessario per produrre nuove dignità nelle imprese e nelle persone che compongono il sistema PMI in Italia. La richiesta di attenzione verso le Istituzioni si accentua reclamando l’emergenza di scelte prioritarie nel campo non solo della defiscalizzazione, ma anche nella creazione di nuovi strumenti formativi, nelle politiche di sostegno all’innovazione e nel supporto attivo alle imprese per la ricerca di nuovi mercati in grado di sopperire alla caduta dei mercati tradizionali.
Gli studi di settore sono, in questi giorni, oggetto di protesta violenta da parte degli organismi ed associazioni di categoria che reclamano la necessità di “correzione” degli stessi soprattutto in questo periodo dove le imprese sono esposte ad imprevisti cambiamenti dei fattori di reddito.
La crisi finanziaria internazionale ha generato la ricaduta/recessione nelle PMI anche se tutti gli effetti presenti in altri Paesi sono stati in Italia in parte mitigati da una più solida e più radicata presenza delle PMI  nel territorio accompagnata da una minore esposizione internazionale del sistema creditizio.
Sarà tuttavia fondamentale, nei prossimi mesi, un’attenzione particolare da parte delle imprese verso quelle fasce di mercato costituite da una clientela più rischiosa. La ricerca della vendita “obbligata” potrebbe portare ad un peggioramento della situazione finanziaria delle imprese agendo in maniera pericolosa sulla valvola di compensazione delle perdite che passa attraverso situazioni di aumento del debito e riduzione degli impieghi.
Le banche italiane sembrano dare segnali di aver compreso queste difficoltà e di aver imparato la lezione che il crack generatosi negli USA ha a tutti insegnato. Meno economie di carta, meno acrobazie finanziarie e più attenzione al sistema economico locale, l’unico in grado di poter produrre in reddito sicuro e replicabile.
La preoccupazione delle imprese è forte, ma altrettanto forte è la speranza e voglia di uscire a testa alta da una situazione che potrebbe affossare più di qualche comparto industriale ed economico.
Sarà una battaglia dura, ma non esistono alternative: bisogna crederci e provarci per non farsi uccidere dalla “paura della paura”.