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Meccanica, si investe nell'innovazione

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L'industria manifatturiera del Veneto sembra iniziare a riprendere quota dopo un anno particolarmente difficile. E il primo segnale di ripresa è testimoniato dal 72% degli imprenditori del comparto della meccanica e subfornitura che dichiara di aver avuto un incremento degli ordini a partire da fine anno. Questo è il primo dato dell'indagine realizzata dal Centro Marketing di Milano su un campione di 50 aziende venete di meccanica

e subfornitura in occasione di Mecspe, la fiera internazionale della meccanica specializzata organizzata da Senaf che si è svolta a Parma a fine marzo. 
Sono 10.106 (fonte: Movimprese 4° trimestre 2009) le aziende attive di Verona e provincia, pari al 17% sul totale regionale, a rappresentare un'importante realtà del comparto della manifattura veneta. Il cambio di tendenza, in linea con le indicazioni dell'indice Pmi (Purchasing Management Index) relativo al settore manifatturiero a livello mondiale, emerge anche dalle previsioni di fatturato ed occupazione per i primi sei mesi del 2010. ico_maggio2Rispetto al primo semestre 2009, infatti, a livello economico il 42% degli imprenditori prevede una crescita del fatturato mentre per il 38% rimarrà stabile. A livello occupazionale l'88% degli intervistati prevede di non rivedere al ribasso il numero degli impiegati. 
«La ricerca Mecspe testimonia una leggera inversione di tendenza come evidenzia il dato relativo agli ordini di inizio anno», commenta Emilio Bianchi, direttore di Senaf. «Rispetto alla media nazionale le aziende della meccanica del Veneto dimostrano di investire maggiormente in innovazione, come testimoniato dal 66% degli imprenditori che dichiara di aver accantonato una quota entro il 10% del fatturato». 
Tornando ai dati dell'indagine si evidenzia come la crescita degli ordini potrebbe stimolare gli imprenditori a tornare ad investire e di conseguenza ad usufruire nei prossimi mesi dell'agevolazione Tremonti Ter che prevede la detassazione degli investimenti. Ben il 46% degli intervistati ha dichiarato infatti di non averne potuto usufruire perché non ha effettuato alcun investimento.  ico_maggio
A livello di strategie per combattere la crisi, il consiglio espresso da molti economisti di innestare anche nelle Pmi alte professionalità viene recepito dagli imprenditori con un timido entusiasmo. Se infatti da una parte ci sono imprenditori che vedono questa soluzione con ottimismo e positività (il 48% degli imprenditori la valuta come un'opportunità ed il 26% come un'azione utile) dall'altra si fa sentire la voce di aziende che dimostrano poco interesse e propositività (il 20% la considera un'operazione costosa ed il 4% come qualcosa di inutile). 
La possibilità di creare reti d'impresa o fusioni con altre realtà aziendali fa emergere ancora qualche resistenza al cambiamento da parte degli imprenditori. Se il 16% dichiara di fare già parte di un sistema di reti d'impresa e di esserne felice ed il 30% sta valutando la possibilità di aggregarsi con altre realtà industriali del comparto, ben il 40% valuta la fusione con altre aziende come una soluzione negativa, sia per la paura di perdere identità e know how che per il fatto di doversi accollare i rischi dell'azienda acquisita.

Gli imprenditori si dimostrano divisi in due anche per quanto riguarda il rapporto con le banche: il 40% dichiara che non è cambiato in alcun modo rispetto al periodo antecedente la crisi (agosto 2008) mentre il 44% lamenta una difficoltà nell'accesso al credito. 
L'indagine è stata condotta dal Centro Marketing su un campione di 50 aziende del Veneto: 32% microimprese (fino a 9 addetti), 46% piccole imprese (da 10 a 49 addetti), 22% medie imprese (da 50 a 249 addetti).

(dal quotidiano L’Arena  06/04/2010)